Ecco come risultare più produttivi e redditizi… semplicemente riposando

Il poeta Ovidio, nelle sue Metamorfosi, scriveva qualcosa che si può tradurre con un “Riposati. Un campo che ha riposato produce un raccolto abbondante”.

Questa metafora è potentissima, ed i contadini lo sanno: i campi più produttivi sono quelli che seguono la rotazione triennale.

Si seminano – per due anni – ed al terzo si lasciano riposare (o si coltivano con altro).

Così facendo, permettono alla terra di riappropriarsi di tutti i nutrienti (soprattutto minerali), utili per lo sviluppo delle successive piante.

E se ti dicessi che è così è anche per le persone?

Del resto, anche l’uomo risponde alle leggi della natura.

Prendiamo come esempio l’ambito sportivo.

Ogni preparatore atletico si assicura che il proprio atleta gestisca in modo equilibrato tre aspetti: allenamento, nutrizione e riposo.

Ma un buon allenamento – senza il necessario riposo – risulterà in gran parte vanificato perché i muscoli non si troveranno nella condizione di “ripararsi” e “rafforzarsi”.

Infatti, la mancanza di riposo porta a prestazioni inferiori o addirittura ad infortuni.

Eppure non è la sola privazione del sonno ad incidere sulla produttività: anche la semplice mancanza di pause durante la propria attività lavorativa è controproducente.

I neuroscienziati sono d’accordo nell’affermare che il cervello umano riesce a rimanere focalizzato sull’esecuzione di compiti di pensiero per un periodo massimo di 45 minuti.

Dopo questo intervallo di tempo la concentrazione cala. Con lei, calano anche i risultati.

Questo significa che le persone deputate a svolgere compiti che richiedono una certa creatività o impegno intellettuale, riescono a dare il meglio di sé quando osservano di tanto in tanto delle pause.

Alcuni fanno 5 minuti di pausa ogni 25 minuti di concentrazione; altri 15 minuti di pausa ogni 45 di lavoro.

Chi pensa che il riposo è l’opposto del lavoro sbaglia completamente. Questo pensiero porta a non concedere o concedersi alcun tipo di “break”; interminabili maratone al computer, magari consumando pure il pranzo davanti allo schermo, perchè prendere un caffè o fare una breve passeggiata equivale a “perdere tempo”.

La verità è che durante una pausa la mente razionale si rigenera, mentre quella inconscia continua ad elaborare le informazioni senza che noi ce ne accorgiamo e senza che ci affatichiamo.

Nel frattempo il nostro fisico ricarica le batterie: il cervello continua nel processo di creatività o risoluzione dei problemi, cosa che non riuscirebbe a fare se lo bombardassimo continuamente di informazioni e non gli concedessimo momenti di “vuoto”.

Allora non suonerà strano come alcune delle idee più brillanti “arrivino” durante una passeggiata o quando si sta cantando sotto la doccia (o al termine di una partita al tuo sport preferito con un collega a fine giornata). Ragion per cui sarebbe più appropriato concepire il riposo come un’azione complementare e funzionale al lavoro stesso.

Quello che conta ai fini della propria produttività (che sia mentale o manuale: le stesse regole valgono per il manager come per il panettiere, per l’ingegnere come per l’insegnante) non è quante ore si lavora, ma quante cose si riescono a fare nel periodo di lavoro.

Spesso chi non riposa abbastanza non si rende conto che, oltre a diminuire la sua qualità della vita, sta lavorando male ed in maniera inefficace, e potrebbe fare di più se solo si fermasse di tanto in tanto a concedersi un po’ di sano riposo.

Ecco dunque qualche valido consiglio:

1) Programmare blocchi di lavoro e darsi un obiettivo per ogni blocco

C’è chi lavora meglio con blocchi corti e pause breve, e chi invece preferisce blocchi di lavoro più lunghi (mai più di 90 minuti) e pause più generose. L’importante è trovare il proprio ritmo e questo lo si può capire percependo il momento in cui cala l’attenzione. I blocchi di lavoro aiutano a sfruttare al massimo il tempo della produttività, mantenendo costante il focus. È molto utile destinare ad ogni blocco di lavoro il raggiungimento di un preciso obiettivo. Ad esempio, se si sta lavorando ad una presentazione, si potrebbe stabilire il numero di slide da preparare per ogni blocco di lavoro.

2) Cronometrare le pause

Si fa presto a passare dal non fare pause al farne troppe, e questo non va bene!
Le pause non devono durare più del necessario, altrimenti diventano una perdita di tempo. Un buon metodo può essere quello di cronometrare le pause, mettendo un avviso sonoro allo scadere del tempo a disposizione.

3) Scegliere attività distensive

Chi svolge un lavoro mentale troverà giovamento nel fare un po’ di attività fisica durante la pausa.
A volte basta una passeggiata, anche solo di dieci minuti. Per chi lavora davanti al computer può essere utile fare qualche esercizio di stretching come lo “yoga da ufficio”. Ma si potrebbe trovare giovamento anche da una pausa dedicata alla lettura. In altri casi, invece, le interazioni con colleghi risultano le pause migliori per staccare la mente e rigenerarsi. Una pausa caffè non è “solo” il caffè, ma la relazione con l’altro.

4) Stacco dopo i periodi di stress

Oltre alle pause nella singola giornata di lavoro, è importante concedersi qualche giorno di riposo al termine dei periodi di intenso lavoro. È il giusto modo per rifiatare e recuperare tutte le energie per ripartire con la giusta carica. Andare in vacanza significa cambiare ambiente e smettere di rispondere alle mail o al cellulare. Più si crea distacco dal lavoro e più la pausa diventa efficace: questo significa che un solo giorno di stacco (totale) vale come 5 giorni dove lavoriamo solo per mezza giornata.

Insomma l’ozio non sembra più il “padre dei vizi” ma l’anticamera di una maggiore produttività.

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